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Avere o non avere Instagram?

Ogni volta che devo decidere se scaricare una nuova rete sociale e incorporarla alla mia vita, sento confusione e dubbio. Ho una relazione complessa con le reti sociali perché so che diventano utili in molte situazioni, ma allo stesso tempo mi danno sfiducia e sospetto. A continuazione spiegherò perché.

In primo luogo, mi da fastidio e mi fa paura che mediante le reti sociali le grandi corporazioni e i governi controllino e vigilino tutto quello che facciamo. So che questo dipende da quanta informazione ognuno mette in questi reti, ma, in generale, Facebook, per esempio, sa dove siamo, cosa mangiamo e compriamo, che musica ascoltiamo, che letteratura leggiamo e chi sono i nostri amici. Credo che questo sia perché le reti sono legate a Google, cioè tutto quello che cerchiamo dopo serve come informazione per i social network.

In secondo luogo, ho un altro timore: la banalizzazione. Ho la sensazione (non so se è un fatto) che quasi tutto quello che si mette su Facebook o Instagram, per esempio, si banalizza. Cioè entra in un mondo virtuale ed effimero che trasforma alcune iniziative e idee di valore in fenomeni transitori e superficiali. Non ho Instagram, ma adesso sto pensando che sarebbe utile aprire un account in quella rete per diffondere miei progetti relazionati con la letteratura: il laboratorio di lettura che organizzo ogni quindici giorni, il mio blog, le mie collaborazioni con altre docenti e scrittori. So che potrebbe essere uno strumento utile per fare conoscere il mio lavoro tra nuove persone, e non solamente tra miei amici, ma ancora l’idea non mi convince. Credo che Instagram sia una rete sociale principalmente visuale e perciò non so se sarebbe giusta per la mia attività, che è verbale. Inoltre, esiste il rischio che la mia attività, le mie proposte e i miei testi diventino un intrattenimento o una distrazione per essere letta velocemente quando, per me, sono cose veramente importanti e profonde.

La terza ragione per cui non mi fido delle reti sociali è che sono capaci di consumare il tempo al punto che si comincia a vivere più nel mondo virtuale che nel reale. So che questo non è una generalità e che dipende dal modo in cui ogni persona usa i social network, ma ho paura di entrare in una voragine virtuale che mi dia ansia e che mi faccia avere una esistenza più virtuale che reale.

Per concludere, sebbene sia vero che queste nuove vie di comunicazione hanno molti vantaggi, rimango scettica e preferisco prendere un po’ di tempo per decidere se Instagram è la rete giusta per me.

About the author Soledad Arienza

Me fascinan las cúpulas de Buenos Aires y el hall del Teatro San Martín. Siento predilección por algunas estaciones de la línea A. Me gusta el verano. Amo la papelería, en general, y los cuadernos y libretas, en particular.

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